CARTA GEOGRAFICA DA INSERIRE
Dalla spedizione orseoliana in Dalmazia della fine del X secolo, Venezia opera per consolidare il suo controllo sull’Adriatico esigendo sia il rispetto dei comuni dalmati, già sudditi bizantini, che dei vari dignitari croati e narentani. Inevitabile lo scontro con le forze del re d’Ungheria e di Croazia Colomano che nel 1098 porta a un trattato che riconosce il possesso della Dalmazia a Venezia.
La quarta crociata (1202) per la quale Venezia mette a disposizione le sue navi offre l’occasione per porre sotto assedio e sottomettere Zara. A partire da questa data si può parlare di un primo periodo di sovranità di Venezia sulla Dalmazia. Il Comune Veneciarum pone via via sotto il suo dominio le città dalmate di Traù e Sebenico (1322) Spalato (1327), Nona (1329). Il biennio 1345-1346 vede Venezia impegnata ad affrontare la rivolta di Zara. La situazione diviene particolarmente complessa per l’aiuto portato alla città dal potente sovrano d’Ungheria, Lodovico I il Grande.
Caduta la città si addiviene nel 1358 alla omonima pace, con la quale Venezia cede all'Ungheria tutti i propri possedimenti in Dalmazia e il doge che, dopo la conquista di Costantinopoli si fregia del titolo di duca di Venezia, di Dalmazia, di Croazia e di signore di un quarto e mezzo dell'impero romano, rinuncia al titolo di signore di Dalmazia e di Croazia. Nel 1409 Venezia ottiene da Ladislao di Durazzo i diritti sulla Dalmazia per 100.000 ducati. La stesura dell’atto di cessione da parte del sovrano avviene a Venezia nella chiesa di San Silvestro il 9 luglio 1409 e tra questa data e il 1421 (con qualche appendice posteriore), dopo fatti d’arme, acquisti e dedizioni passano alla Repubblica di San Marco Venezia le città della costa, le isole e parti delle Bocche di Cattaro. La Serenissima riesce però a tenere ben saldo il dominio sulle città grazie alla scelta di confermare alcune libertà locali e di concedere l’autogoverno.
Ormai antagonisti di Venezia nell’Adriatico nord-orientale restano gli Asburgo, che tra il 1527 e il 1540 aggiungono ai propri domini parte dei territori della corona di Santo Stefano, e gli ottomani, padroni indiscussi dei Balcani e del Mediterraneo, con cui si scontra una prima volta nel 1463-1469 e poi nel 1499-1503. Nel 1537, nel corso della terza guerra, modeste cessioni di terre già veneziane all’Impero ottomano (che prende anche la fortezza ungherese di Clissa) portano la provincia dalmata alla minima estensione territoriale. Nel 1570-73, nonostante la vittoria di Lepanto riportata dalle forze della Lega santa, Venezia conosce scottanti perdite territoriali, tra cui Cipro nel 1573, Antivari e Dulcigno ma mantiene il controllo della Dalmazia.
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Dopo una tregua durata settant’anni, nel 1645 si rompe il sempre precario equilibrio veneto-ottomano con l’attacco all’isola di Candia. La guerra va dal 1645 al 1669 e il trattato firmato al termine del conflitto stabilisce il nuovo assetto territoriale, la «linea Nani» (poi detto «acquisto vecchio»), in base al quale Venezia perde il possesso dell’isola di Candia fatta eccezione per le tre piazzaforti commerciali di Suda, Grabusa e Spinalonga ma mantiene le conquiste fatte in Dalmazia, Bosnia e Albania con il forte di Clissa. La situazione in Adriatico conosce qualche anno di relativa calma interrotta solo dagli attacchi della pirateria che può contare sulle basi di Castelnuovo, Dulcigno, Santa Maura (Lèucade).
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Nel 1683 gli ottomani, forti della loro superiorità numerica, decidono di muovere guerra agli Asburgo e marciare sulla capitale dell’impero. Il duro assedio di Vienna si protrae due mesi ma l’11 settembre sulle truppe turche piomba il violento attacco dei cavalieri polacchi, alleati dell’imperatore. L’assedio è finito ma la guerra prosegue e nella ricerca di nuovi alleati gli sguardi si appuntano sulla Serenissima che, estenuata dalla lunga guerra di Candia, si mostra restia a un nuovo impegno militare contro gli ottomani. Nel 1684, tuttavia, aderisce alla nuova alleanza ispirata dal pontefice Innocenzo XI, che la vede unita all’impero e alla Polonia. È il sesto conflitto veneto ottomano noto col nome di Lega santa o guerra di Morea che dal 1686 vede anche l’intervento russo nella zona delle steppe tatare e in Crimea. Il trattato di Carlovitz del 26 gennaio 1699, che conclude la guerra, assegna a Venezia altro territorio nell’entroterra dalmata stabilito dalla «linea Grimani», detto «acquisto nuovo», con Knin, Sign, Citluch e la quasi totalità delle Bocche di Cattaro, oltre al possesso della Morea.
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Il successivo e ultimo conflitto veneto turco del 1714-1718 concluso dal trattato di Passarowitz, segna la perdita definitiva della Morea ma assegna a Venezia un ancora più vasto entroterra in Dalmazia: l’«acquisto nuovissimo» fissato dalla «linea Mocenigo» del 1721. Ottiene Imoschi, la riva sinistra della Cettina e l’alto corso della Cherca ma cede all’Impero ottomano la parte più interna dell’area della Narenta. È nata una nuova Dalmazia non più solo di isole e approdi, ma con un territorio che abbraccia un ampio retroterra per secoli sottomesso agli ottomani..Per tutto l’Adriatico ha inizio un periodo di stabilità politica. In decenni in cui la carta geopolitica dell’Europa esce ridefinita nei confini e nelle rilevanze delle potenze, la Serenissima sceglie la neutralità declinata di volta in volta come un ideale politico, una mediazione fra i diversi partiti presenti in Senato, una auto-rappresentazione della Repubblica come stato pacifico e commerciale, un’opzione contingente,. Quel che importa – scrive Giacomo Diedo nel III volume della sua Storia della Repubblica di Venezia - è che dai "giornalieri avvenimenti" che scuotono l’Europa non venga "turbata la tranquillità o, almeno, la sicurezza della Repubblica".