La Società Dalmata di Storia Patria venne fondata l’11 marzo 1926 (vedi atto costitutivo) a Zara, entrata a far parte del regno d’Italia nel 1920, mentre il resto della Dalmazia storica era stato annesso al regno dei Serbi, Croati e Sloveni, dal 1929 Jugoslavia.
Il campo di studi della Società non era soltanto la Dalmazia allora politicamente italiana ma più ampiamente la Dalmazia storica, territorialmente estesa dal Carnaro alle Bocche di Cattaro. La Società presentò quindi caratteri di comunanza ma anche di originalità rispetto alle omologhe società italiane di storia regionale, sorte dopo la creazione del regno d’Italia, dedicandosi da un punto di vista scientifico a recuperare e valorizzare la storia dell’intera Dalmazia storica e la memoria del contributo dato dai Dalmati alla società italiana.
Animatore del primo periodo di vita della Società e suo primo presidente fu nel 1926 lo studioso Giuseppe Praga, storico, paleografo, archivista. Nel 1935, a seguito della riorganizzazione centralizzata degli studi storici in Italia, la Società fu sciolta e unita alla Regia Deputazione di Storia Patria per le Venezie come «Sezione dalmata».
A seguito della seconda guerra, della distruzione sotto i bombardamenti del patrimonio sociale e dell’esodo degli italiani di Dalmazia la Società cessò l’attività.
Nel 1961 la Società riprese vita a Roma per iniziativa d’intraprendenti uomini di cultura e studiosi italo-dalmati come i fratelli Ildebrando e Antonio Tacconi, Manlio Cace, Angelo de Benvenuti, Vincenzo Fasolo, Niccolò Luxardo, Attilio Budrovich. Qualche anno più tardi si unirono Aldo Duro, Giuseppe Ziliotto ed altri, anch’essi d’origine dalmata. L’editoriale del primo numero della rivista della Società, pubblicato nel 1966, così si apriva:
Dopo oltre cinque lustri di forzata inattività, dovuta allo scoppio della seconda guerra mondiale, alle vicende che ne seguirono, alla dispersione dei suoi soci - molti dei quali non sopravvissero alle amarezze dell’esilio - la Società Dalmata di Storia Patria, rinnovati in parte i suoi quadri, torna alla propria opera di ricerca, di indagine e di ricostruzione del passato dalmatico.
Sull’opportunità di una ripresa dell’attività della Società Dalmata di Storia Patria, ci è lecito affermarne non solo l’utilità, ma anche la necessità. Una regione che ha avuto ventuno secoli di vita latina e italiana non può ora esserne avulsa, anche se dolorose vicende politiche la distaccano dal nesso nazionale. Il legame storico e culturale non si interrompe ed è nostro compito e dovere alimentarlo e consolidarlo con nuovi fattori e nuove speranze.
Ai Dalmati promotori della rinascita si affiancarono ben presto studiosi non solo italiani senza legami d’origine con la Dalmazia. Negli anni Ottanta si operò infatti un ricambio generazionale, evidente anche nella struttura organizzativa della Società, che dal 1987, con Massimiliano Pavan, vide presidenti non più di origine dalmata, ma studiosi e intellettuali impegnati nella diffusione della conoscenza della storia e della cultura della Dalmazia.
Negli anni Settanta a Venezia si strutturò una «sezione veneta» della Società, che nel 1978 si trasformò in Società autonoma, con lo stesso nome di Società Dalmata di Storia Patria. Attualmente esistono quindi due Società, una a Roma e una a Venezia, con lo stesso nome, con la stessa denominazione e mosse da comuni interessi culturali, ma del tutto indipendenti fra loro.
La Società Dalmata di Storia Patria, che ha sempre mantenuto la propria sede a Roma, svolge ora la propria attività scientifica, culturale e di studio, di tutela e di conservazione della memoria della Dalmazia storica e della sua collocazione in Europa con diverse attività, studi, progetti e ricerche, ponendo la propria attenzione sul bacino adriatico inteso come luogo di integrazione tra l’Occidente e l’Oriente europeo e su quella funzione di cerniera svolta per secoli dalle terre e dalle genti dalmate, nell’auspicio che nuove generazioni di studiosi possano raccoglierne il testimone.