Attilio Budrovich, ? -2004
All’inizio dell’anno (gennaio 2004) l’amico Attilio Budrovich ci ha lasciati. Un altro studioso dalmata che viene a mancare alla nostra comunità. Era nato a Spalato nel 1913 ed aveva frequentato le scuole elementari nella bella città dalmata, cui rimase sempre legato e che incise decisamente su tutta la sua personalità e il suo carattere.
Come tutti gli italiani residenti nell’allora regno di Jugoslavia, per frequentare le scuole medie dovette recarsi a Zara dove alloggiò presso il Convitto Nazionale Niccolò Tommaseo che possiamo definire l’“albergo” dei tanti giovani italiani di Dalmazia che volevano continuare gli studi in scuole non slave. Qui frequentò il ginnasio-liceo Gabriele d’Annunzio.
Vinta una borsa di studio in un concorso nazionale bandito dal comune di Pavia, frequentò quell’Università, iscrivendosi alla facoltà di Lettere (sezione di filologia classica) e conservando la borsa di studio per tutto il quadriennio (la sua media era di almeno 27/30).
I primi anni come docente li trascorse, dopo aver vinto due concorsi nazionali a cattedra, presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Zara. In quel periodo ebbe l’incarico di tenere, nel Museo archeologico di Zara e alla presenza delle massime autorità, la celebrazione del bimillenario della nascita di Augusto. Gli fu anche assegnato un premio ministeriale per l’opera svolta «per la diffusione della cultura italiana nelle terre di confine».
Di madre viennese, parlava benissimo il tedesco, oltre al croato e allo sloveno. Soprattutto la padronanza di quest’ultimo gli valse, una volta vinto un concorso bandito per gli Istituti di Cultura Italiana all’estero, l’assegnazione della sede di Lubiana, dove ricoprì l’incarico anche di direttore dell’Istituto di Cultura Italiana e fu lettore d’italiano presso quella Università.
Nel periodo in cui Lubiana e il territorio circostante fu occupata dalle truppe italiane e annessa come provincia all’Italia (1941-1943) Budrovich ricoprì numerosi incarichi nel settore scolastico. Fu delegato dell’Alto Commissario presso l’Istituto musicale (Glasbena Matica); ispettore delle scuole slovene di Lubiana e provincia e presidente di commissione all’esame di maturità in un liceo scientifico. Fece inoltre parte della commissione per la revisione dei libri di testo in adozione nelle scuole della provincia insieme al prof. Giovanni Maver, decano degli slavisti italiani, accademico dei Lincei e membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, il prof. Enrico Damiani, dell’Università di Roma e dell’Istituto Orientale di Napoli, il prof. Luigi Salvini, ispettore centrale del Ministero della Cultura Popolare e il prof. Attilio Depoli, commissario scolastico a Lubiana.
Sempre a Lubiana organizzò la celebrazione di Gioacchino Rossini rievocandone la figura e l’opera. Pubblicò anche un articolo sul compositore italiano nella rivista del teatro di Lubiana. Oltre a diverse recensioni, diede alle stampe anche un saggio sulla lirica di Alojz Gradnik, il maggiore poeta sloveno del tempo.
Nel 1948, dopo il rimpatrio, svolse la sua attività in qualità di docente nelle scuole secondarie superiori, e successivamente quale preside; gli furono inoltre affidate numerose ispezioni; accettò due volte l’incarico di commissario statale in istituti parificati di Roma; fu una decina di volte presidente di commissione di maturità classica, scientifica, magistrale e per due volte anche tecnica, presso istituti di lingua slovena della zona di confine. Fu anche commissario in esami di concorso per l’abilitazione all’insegnamento anche per cattedre nelle scuole secondarie per le minoranze linguistiche in Italia. Per lunghi anni svolse incarichi di particolare delicatezza e fiducia conferitigli dal Ministero della Pubblica Istruzione relativi alle prove scritte di maturità delle minoranze slovene.
La sua vita fu amareggiata dalla misteriosa scomparsa di un fratello e di una sorella nel periodo immediatamente post-armistiziale, l’uno in Friuli e l’altra in Lunigiana, sulla cui fine purtroppo non riuscì mai a sapere nulla, nonostante lunghe e annose ricerche.
Trasferitosi a Roma fu preside del Liceo-Ginnasio Guglielmo Marconi (successivamente trasformato in scuola media Vittorio Alfieri). Durante tale incarico gli capitò talvolta di sostituire il professore di greco assente per indisposizione. La qualità di queste saltuarie lezioni furono tali da riscuotere l’entusiasmo degli studenti tanto che molti genitori vollero conoscerlo personalmente. Ebbe così occasione di stringere belle ed interessanti amicizie che lo avrebbero accompagnato nel corso degli anni.
L’elenco delle sue pubblicazioni comprende contributi linguistici e storici editi in periodici italiani ed esteri particolarmente qualificati per la materia. Per i suoi studi di storia romana e di linguistica gli venne assegnato, nel 1961, su proposta del competente comitato di studiosi, un premio da parte del Rettore dell’Università di Roma e del Ministero della Pubblica Istruzione.
È stato socio dell’Accademia Tiberina di Roma per i suoi studi sulla storia, la cultura e la lingua della civiltà romana.
Già redattore della «Rivista Dalmatica», ha fatto parte del Consiglio direttivo della Società Dalmata di Storia Patria di Roma ed ha collaborato con la rivista «Atti e Memorie» della stessa Società fin dalla sua ripresa. Qui basterà ricordare il grande contributo dato, nonostante i problemi agli occhi che cominciavano ad affliggerlo, alla pubblicazione della seconda e terza parte della traduzione dell’opera di Constantin Jirecek L’eredità di Roma nelle città della Dalmazia durante il Medioevo (titolo originale Die Romanen in Den Städten Dalmatiens während des Mittelalters, Wien 1904) relative ai documenti e nomi di persona apparsi rispettivamente nel 1985 e 1986. Sull’opera di Jirecek tornò di lì a qualche anno per tracciare le sue Considerazioni sull’edizione italiana del capolavoro di Constantin Jirecek («Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria» vol. XIII – N.S. II, 1988-1989). Apprendiamo così dettagli interessanti. Tra i consulenti dello studioso ceco e da questi più volte citati Budrovich aveva avuto modo di conoscere e frequentare Matteo Giulio Bartoli caposcuola della neolinguistica e autore di due importanti volumi sul dalmatico (tradotti e pubblicati di recente da un altro nostro socio scomparso, il compianto Aldo Duro) e l’archeologo spalatino monsignor Francesco Bulic. Una «splendida raccolta» come la definiva Giuliano Bonfante – altro curatore dell’edizione italiana – quella di Jirecek di cui Budrovich evidenziava però l’opportunità di un volume di aggiornamento in cui fossero raccolti i contributi successivamente pubblicati di cui riportava alcuni esempi. Ad uno di questi aveva dedicato sul vol. XIII - N.S. I (1987) un suo importante contributo, Nuove osservazioni su epigrafi stradali di Salona, che riprendeva uno studio di qualche decennio prima apparso sul «Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku» del Museo archeologico di Spalato, in cui tra l’altro si era soffermato sull’identificazione del fiume Bathinus con la Bosna.
Alcuni anni dopo sul vol. XV – N.S. IV degli «Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria» (1992) aveva pubblicato uno studio etimologico comparativo su Il nome dell’anatra ai confini nord-orientali dell’Italia. Anche questo contributo riprendeva una ricerca iniziata qualche decennio prima per la rivista «Ricerche slavistiche» del prof. Giovanni Maver con cui ebbe una lunga e fattiva collaborazione. Rimasto inedito, lo aveva aggiornato aggiungendo una seconda parte in cui riportava gli ultimi studi apparsi sul termine presente in area triestina, friulana, slovena (e oltre) nelle sue diverse varianti mostrando ancora una volta, se ce fosse stato bisogno, tutto il suo spessore di studioso e di linguista.
Nel 1993 dal 9 al 12 novembre aveva partecipato ad Ancona al convegno organizzato dalla Società Dalmata di Storia Patria di Roma in collaborazione con l’Accademia Marchigiana di Scienze Lettere ed Arti di Ancona su Homo Adriaticus. Identità culturale e autocoscienza attraverso i secoli. In quella occasione aveva tenuto una relazione su Roma e la gloria di Salona e Spalato. Budrovich ripercorreva l’intensa collaborazione con Roma imperiale delle città dalmate della costa orientale dell’Adriatico tra cui primeggiava Salona, importante centro per i commerci con l’interno della penisola balcanica. Salona prima e poi tutta la Dalmazia romanizzata rimasero fedeli all’autorità romana instaurando un forte legame che si esplicò anche nel perdurare dell’uso del latino come lingua ufficiale negli atti pubblici e nella nascita di una lingua romanza, il dalmatico, cui si affiancarono nel corso dei secoli il veneto e l’italiano. Nel suo intervento Budrovich faceva anche una proposta innovativa: spostare la data d’inizio dell’età medievale dal 476 al 480 anno dell’uccisione a Spalato dell’imperatore Giulio Nepote, l’unico imperatore da considerare legittimo per l’Occidente e non il deposto Romolo Augustolo.
Il Ricordo del prof. Vladimir Rismondo, da lui scritto nel 1994, è stato l’ultimo contributo apparso sulla rivista «Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria» (vol. XVII – N.S. VI). Il profilo dello studioso spalatino di adozione (era nato a Macarsca) tracciato con il garbo che gli era proprio è anche l’occasione per ripercorrere qualche momento degli anni giovanili nella sua Spalato e ricordare il comune maestro Alessandro Selem, autore di un importante studio sulla Historia Salonitana di Tommaso Arcidiacono.
I dalmati attribuiscono all’asprezza del loro paesaggio e del loro clima la “durezza”, se non addirittura la violenza, del loro carattere. Ed a questo proposito, con un po’ di fantasia, hanno attribuito un carattere irascibile anche a san Girolamo che, come si sa, è nativo dell’alta Dalmazia. Ed hanno inventato la storiella che dopo una reazione violenta, tipicamente dalmata, il santo esclamasse «Parce mihi, Domine, quia Dalmata sum». Possiamo invece ben dire che il prof. Budrovich, con la sua gentilezza ed il suo carattere affabile e disponibile, come ha anche ben messo in evidenza la gentile vedova, la signora Maria, rappresentava una lodevole eccezione a questa regola (Luigi Ziliotto).
«Atti e memorie della Società dalmata di storia patria» collana monografica 6 (2004), pp. 247-251